Mentre noi mamme siamo qui a chiederci perché il pediatra non
risponde mai al telefono, c’è ancora la nostra amica senza figli per scelta o
no che si chiede perché da quando abbiamo partorito in qualche modo è cambiata
anche la sua vita e non di certo in meglio.
Alle cene a casa di amici, lei è sempre presente ma in
realtà odia i nostri discorsi e vorrebbe essere altrove. E’ una vera amica,
perché subisce per tre ore consecutive i nostri racconti su parti estenuanti
con travaglio di 48 ore e l’unica cosa
che le viene in mente in quel momento è che preferirebbe guardare la partita Bari-Ternana
con gli uomini pur di dare riposo alle proprie orecchie.
Quando noi mamme siamo in gruppo, la sua situazione
peggiora. Iniziamo a sovrastarci l’una con l’altra su quale sia il miglior omogeneizzato ad agricoltura biologica in commercio, sul colore preciso della prima pupu o peggio ancora sull'estrazione della nostra placenta ed è proprio in quel momento che lei sta valutando seriamente l’invenzione di un
preservativo in cemento armato.
Cerca inutilmente di spostare il discorso su
altri argomenti come lo shopping natalizio su Privalia o l’ultima tecnica di
colorazione per capelli, ma noi che non ci facciamo una tinta dal giorno del
test di gravidanza, la guardiamo come fosse un’aliena e con quella espressione
di chi pensa “ ed ora cosa c’entrava?”.
Quando diventiamo mamme, la nostra povera amica, perde la
sua vera identità. Dal giorno del nostro parto non ha più un nome, ma
diventa “la Zia”, e si, anche quando si
parlerà di sesso sfrenato. Come a dire che lei sarà per sempre la zia del pelo incolto, con la sigaretta in
bocca e la voce rauca che mai nella vita avrà dei figli. Ma lei sta affrontando
un lutto, quello nostro, che ci siamo trasformate da compagne di sbornia del
venerdì sera ad “ aiutami ad alzare questo maledetto passeggino che ho la cervicale
infiammata”.
Si sente additata quando al mare per sbaglio le esce un seno
dal costume, mentre noi non ci facciamo alcun problema a tirar fuori le nostre
tette da mucca Carolina rigonfie di latte in pieno sabato pomeriggio al centro
commerciale.
Quando vogliamo invitarla a cena, le mandiamo un whatsapp
più o meno così :
” Zia vieni a cena da me stasera? Mamma sta preparando tante
cose buone” .
La nostra amica a
quel punto è indecisa se rispondere:
“ Stammi alla larga tu e
quel genio di tuo figlio che scrive messaggi a sei mesi” o “ certo amore di
zia, verrò sicuramente a mangiare quelle schifezze macrobiotiche che prepara
tua madre”.
Inventa scuse assurde per non ritrovarsi al compleanno dei
nostri figli, tipo “ho la febbre a 40 a ferragosto”, o “ devo
sbrinare il freezer che mi si è allagata a cucina” e quando le domandiamo con espressione schifata come fa ancora a dormire fino le 13:00 la
domenica mattina, si chiede se siamo invidiose delle sue ore di sonno o se
semplicemente cretine.
Ma il peggio per lei arriva quando le chiediamo : “ E tu?
Quando lo fai? E lei vorrebbe tanto risponderci “ Ora che ho visto voi, MAI !”
ed esce in balcone per fumare una sigaretta, che vede oramai come la sua unica
ancora di salvataggio più che un mezzo di morte sicura.